Carsena di Piaggia Bella
44.167321,7.706082
Description
Descrizione
RAMO PRINCIPALE L’ingresso si apre nei calcari del Cretaceo ed è costituito da un grande imbuto (15 x 18 m), che funge da inghiottitoio del Rio delle Capre. Al fondo dell’imbuto, un passaggio tra massi immette in una galleria in forte pendenza, quindi, dopo il caratteristico Passaggio del Fiton, si arriva alla Sala Bianca. Da qui, risalendo un camino di 18 m, si giunge ad un complesso sistema di gallerie: le Galadriel, collegate alle parti terminali dell’Abisso Jean Noir. Sulla sinistra, un laminatoio immette in un meandro laterale, che sbocca dopo una decina di metri in una sala. Da qui, tenendosi sulla destra, si giunge ad un passaggio poco evidente, il Passaggio Segreto, alta spaccatura tettonica, conduce in una saletta: sulla destra arrivano le Gallerie di Sud-Ovest esplorate dai francesi in più riprese fino agli inizi anni ‘70, che portano al Buco delle Radio, sesto ingresso del sistema. La prosecuzione verso il fondo è sulla sinistra: vari passaggi bassi conducono a un grande ambiente di crollo: la Sala Besson. Si scende verso il fondo della sala, dove la via riprende sui massi, segnata da catarifrangenti per un centinaio di metri, fino ad un grande pietrone inclinato. La via più comoda e rapida, priva di strettoie, passa attraverso la Baby Besson, dove una spaccatura inclinata conduce, dopo poche decine di metri, in un grande salone di crollo: Belladonna. Tutte quelle regioni sono assai complesse, legate a morfologie di crollo, che hanno collegato ambienti originariamente indipendenti in un unico grande salone. Per proseguire, bisogna risalire l’ammasso di blocchi del salone e discenderlo dall’altra parte sulla sinistra, continuando a seguire la galleria principale fino ad uno slargo (Salle du Dante). Da qui si diparte una pericolosa galleria, interrotta da pozzi comunicanti con il torrente di PB, dove occhieggiano a varie altezze finestre e gallerie, esplorati in gran parte dai francesi agli inizi anni ‘70. A questa galleria, conosciuta come Galerie Suicide, se ne affiancano altre, le Gallerie Fossili: in una di queste, nel 1975, è stato trovato il passaggio che conduce all’abisso Solai. Continuando a scendere, si giunge finalmente sul torrente di Piaggia Bella. Risalendolo verso monte si arriva al Sifon Aval e alle regioni di arrivo degli abissi Jean Noir e Indiano. Seguendo il torrente dopo aver lambito la regione delle Camelot, si giunge ad una galleria in frana, molto vasta, alla confluenza tra il torrente di Piaggia Bella e il torrente dei Piedi Umidi, proveniente dalle regioni più settentrionali del sistema (Gaché-Essebue-Gola del Visconte). Dalla confluenza in poi, la via, ora più immediata, segue una galleria piuttosto ampia percorsa dal torrente, per arrivare ad un punto particolare, noto come il Cammello. Si segue l’acqua fino ad un passaggio caratteristico: la Tirolese. Sulla sinistra arriva un affluente consistente, proveniente dalle regioni più orientali del sistema (S2, Mistral, Omega 5, Omega 3, Trichechi, Réseaux). Il torrente si perde in frana, mentre la via risale una spaccatura interessata da notevoli crolli e giunge alla base di un camino, che immette in un grande ambiente: la Sala Paris-Côte d’Azur, collegata all’Abisso della Filologa. Attraversando la grande sala (95 x 45 m), si giunge all’imbocco di un pozzetto di dieci metri a cui ne segue uno da venti. Alla base si trova un vasto ambiente e si incontra di nuovo il torrente. La grotta prosegue ora in un’alta forra, con il pavimento di blocchi, fino ad un sifone: il Fin 1953. Per superarlo, occorre risalire un camino e passare una fessura (Passaggio Cesare Volante), che immette in una galleria caotica. Seguendo la galleria verso valle si giunge, attraverso una forra, alla Sala Vallini. Il torrente si approfondisce lungo una serie di cascate e le ultime (Cascate Capello) immettono nella galleria finale: il Canyon Torino. Sulla sua verticale sono state compiute risalite ed è stato esplorato un complesso ramo, noto come l’Olonese Volante che, attraverso ulteriori camini, conduce alle Porte di Ferro e quindi agli ingressi delle Mastrelle e degli Sciacalli. Il Canyon Torino, invece, prosegue orizzontale con fondo sabbioso, ormai senza corrente d’aria per circa 100 m, fino ad un sifone, che sbarra la via. Nel 1980 Fred Vergier lo superò (lunghezza 130 m e profondità massima 15 m) e si immerse in un secondo fino a -40 m, dopo aver percorso 200 m di gallerie (Terra tra i Due Laghi), che furono raggiunte nuovamente nel 1985, attraverso il ramo delle Porte di Ferro. BELLADONNA È una zona di gallerie caotiche, situata all’estremità occidentale dell’intero complesso. Benché scoperte solo nel 1979, la loro storia è in realtà più antica, rifacendosi alle prime esplorazioni di Fighiera e compagni, nelle parti fossili di PB. Nel luglio 1979, una squadra GSP scoprì questo interessante ramo e, mediante una risalita di pochi metri, pervenne ai grossi ambienti caratteristici di Belladonna. Nelle punte successive, speleologi torinesi e romani esplorarono e rilevarono gallerie e meandri per uno sviluppo superiore al chilometro. A fine anno si trovò poi il collegamento chiave: da Belladonna si passò direttamente in Baby Besson. Una via più rapida verso il fondo di Piaggia Bella, evitando le parti più noiose delle Cascate di Marmo e del Sifon Aval, con frane ed acqua. Nei primi anni di questo millennio, gli speleologi torinesi, dopo una lunga serie di disostruzioni, sono riusciti a forzare un lungo tratto di interstrato, a cui seguono una breve serie di pozzi e, dopo un interminabile scivolo, trecento metri di gallerie (Gallerie LKC), chiuse al fondo da un piccolo sifone. La parte iniziale di Belladonna rappresenta la prosecuzione della Galerie Suicide e della Salle du Dante. L’immenso salone, lungo oltre 100 m, è la parte centrale di Belladonna. Dalla Salle du Dante, si risalgono alcuni pozzetti, fino a giungere in una sala con abbondante stillicidio da cui si dipartono due cunicoli intasati, a poche decine di metri dall’esterno. L’intero ramo è caratterizzato da soffitto piatto con concrezioni a velo, da una fortissima corrente d’aria e da un ruscello di limitata portata, che scorre al contatto tra i calcari dolomitici del Trias e i sottostanti scisti impermeabili. La prima parte del ramo ha una larghezza variabile tra i dieci e i trenta metri, con il pavimento in fortissima pendenza e massi di enormi dimensioni. La parte superiore, separata dalla precedente da un salto di 10 m, è costituita da una forra altissima che va stringendosi salendo verso la sala terminale. Alcuni rami secondari si aprono a varie altezze: i più importanti sono situati circa a metà della prima parte. Sulla sinistra alcuni stretti passaggi immettono nei meandri di Khyber Pass, a destra una spaccatura conduce, dopo qualche decina di metri, alla sala Baby Besson. KHYBER PASS I meandri di Khyber Pass sono laterali a Belladonna. Da Belladonna si entra in un meandro dal quale si giunge rapidamente ad una serie di saltini, risaliti con tecniche non ortodosse. Dopo pochi metri si perviene ad un bivio. Procedendo in discesa si incontrano altri saltini, che portano in una zona complessa, caratterizzata da una rete di condotte sotto pressione di ridotte dimensioni. Queste sprofondano, dopo poco, in una serie di pozzi e conducono ad un salone in frana. Qui arriva il torrente di Belladonna da una parte e quello di Khyber Pass dall’altra. Un cunicolo sifonante rappresenta il limite attuale delle esplorazioni. Proseguendo diritto, si risale ancora fino ad arrivare ad una strettoia ed a una piccola galleria. Di qui si procede in un ambiente di interstrato, molto inclinato e percorso da una furiosa corrente d’aria. La determinazione di pochi speleologi torinesi ha permesso di superare numerosi restringimenti, battezzati in modo improbabile (Tomba di Loco, Fauso Spaccio, Cimitero degli Elefanti, ecc.) attraverso un percorso caratterizzato da numerosi saliscendi, fino a una breve sequenza di pozzi. Alla base, altri stretti passaggi conducono ad una frattura fortemente inclinata che raggiunge una grossa galleria di frana lunga trecento metri, che porta al limite attuale: un piccolo sifone. GALLERIE FOSSILI È il sistema di gallerie situato tra il Siphon Aval e la Confluenza, con uno sviluppo di oltre 800 m. Si tratta di un reticolo di grosse condotte freatiche, del diametro di 4 o 5 metri che si dirigono verso le regioni terminali dell’abisso Solai. Viste sommariamente dai francesi negli anni ‘53 e ‘54, furono esplorate e rilevate tra gli anni ’69 e ’71 dai giovani del Club Martel. Nel 1975, durante il campo sotterraneo «Operazione PB ‘75» organizzato dal GSP, avvenne la congiunzione dell’abisso Solai con PB, al termine dello scavo di un sifone di fango, ben presto richiuso. Recenti tentativi di rendere percorribile la via per il Solai hanno riaperto il passaggio che però è stato immediatamente richiuso da un sifone. Attualmente il collegamento è percorribile solo in periodi di scarsi afflussi idrici. Le ultime novità che riguardano questa zona sono dell’estate 1983, quando una squadra di speleologi torinesi scoprì le Gallerie Camelot e nell’84 le congiunse con il resto delle altre gallerie. CAMELOT L’accesso alle Gallerie di Camelot si trova alcune decine di metri a monte della Confluenza, tra il torrente dei Piedi Umidi e il torrente principale di Piaggia Bella, sulla sinistra orografica. Si tratta di un reticolo tridimensionale, caratterizzato da condotte freatiche di medie dimensioni spesso interrotte da grandi fratture tettoniche, collegate in vari punti con il sottostante torrente dei Piedi Umidi e con le sovrastanti Gallerie Fossili. I PIEDI UMIDI Il torrente dei Piedi Umidi rappresenta, con il torrente principale ed i Réseaux della Tirolese, uno dei tre principali corsi d’acqua che percorrono la grotta di Piaggia Bella. In particolare, drena tutta la parte più settentrionale del sistema, spingendosi fino alla zona del Gaché e della Colla del Pas, raccogliendo così parte delle acque provenienti dai flysch. Risalendo il torrente dei Piedi Umidi dalla Confluenza (-671 m), si attraversano spesso grandi ambienti legati alla coalescenza di più arrivi o dei vari livelli di gallerie superiori. Molti di questi rami “laterali” sono stati risaliti e sono state esplorate gallerie assai complesse. Dovendo quindi schematizzare il settore, si può riconoscere un livello inferiore attivo, a cui si sovrappongono uno o più livelli fossili. Su questo orizzonte di base, organizzato su più livelli, si inseriscono gli arrivi degli abissi verticali Caracas, Due Pozzoni, Itaca dell’Ombra e gli affluenti laterali minori (A3). Nel dettaglio, risalendo dalla Confluenza verso monte, si attraversa un primo tratto molto caratteristico nel quale le forme sinuose a meandro con volta bassa risultano estremamente sviluppate. Tale motivo morfologico rimane costante per circa 100 m, fino ad un innalzamento del soffitto in prossimità dell’arrivo dei rami di Camelot e della partenza delle risalite di Itaca dell’Ombra. La morfologia prevalente è quella a forra, percorribile sul fondo, che presenta zone sommitali con livelli fossili (Gary Hemming). Il livello più basso è percorso dal torrente, che alterna tratti in piano a cascate tumultuose di pochi metri. Sulla più lunga, la Cascade de la Liaison di circa 10 m, si arrestarono gli speleologi francesi, all’epoca della giunzione Caracas-Piaggia Bella. In questa zona, di per correnza relativamente impegnativa, si alternano tratti di meandro molto suggestivi a zone di frana complesse. Il ramo si sviluppa al contatto tra gli scisti di base e i calcari, per circa 200 m, fino ad una decisa svolta a sinistra, in corrispondenza di un piccolo arrivo (A3). La galleria qui si allarga leggermente e presenta un tratto poco esplorato, soprattutto da quando si passa per le Gary Hemming, gallerie fossili poste una decina di metri sopra la verticale del torrente. Da questo punto la grotta si fa più articolata: ci sono alcuni saltini impegnativi ed in corrispondenza di un grosso ambiente, si incontra un nuovo bivio che riconduce alle Gary Hemming. Verso monte, il percorso del torrente diventa più pianeggiante; la morfologia prevalente è costituita da una forra (larghezza 1-3 m) a pareti lisce, molto alta (circa 20 m) che, dopo circa 100 m, intercetta l’arrivo di Caracas. Proseguendo per un centinaio di metri in una zona di frana, si raggiunge, sulla sinistra, il ramo dei Montoneros. Ancora verso monte, il torrente scorre in un’ampia galleria che, dopo alcune decine di metri, si allaga completamente. È questo il sifone dei Piedi Umidi, storico punto di arresto, fino a quando, nel 1980, lo speleosub francese Penez vi si immerse riemergendo 125 m più in là, in una grande sala: la Gabriello Chiabrera. Si tratta di un ambiente di crollo, raggiunto nel 1983 attraverso la Gola del Visconte. ITACA DELL’OMBRA Già risalito per pochi metri dal CM questo ramo è stato esplorato per 85 m di dislivello dal GSP nel 1975, nel corso del campo sotterraneo «Operazione PB ‘75». L’affluente dei Piedi Umidi (A1) è il primo che s’incontra risalendo dalla Confluenza sulla destra orografica. Dal torrente dei Piedi Umidi si risale una cascatella di 5 m, a cui segue un laminatoio fortemente inclinato, fino a ritrovare l’acqua della cascata. Da questo punto, il ramo avanza in direzione NE lungo una bella galleria con massi instabili sul fondo. Si giunge, dopo una ventina di metri, alla base di un pozzo con forte stillicidio, a cui seguono due pozzi (8 e 10 m), risalibili in arrampicata, fino ad una saletta con due diramazioni: verso ovest inizia una galleria in ripida ascesa, con fondo di terriccio e blocchi instabili (Ramo dell’Erica) con meravigliose concrezioni di aragonite sulle pareti. In direzione NNW si raggiunge una sala, che è la base di un grande pozzo di 25 m di altezza, risalito in artificiale fino a raggiungere una galleria. Le esplorazioni del 1975 si sono arrestate a questo punto. Siamo sotto la verticale dell’Abisso Deneb a pochi metri di dislivello dalla strettoia terminale. In tutto il ramo di Itaca dell’Ombra è stata notata una notevole corrente d’aria. GARY HEMMING Le Gary Hemming appartengono alla regione dei Piedi Umidi e rappresentano la via fossile che collega Piaggia Bella alla Gola del Visconte. Per raggiungere le Gary Hemming, dalla Confluenza si segue il torrente dei Piedi Umidi. Risalendo la cascata della Liaison e raggiunto il successivo meandro, tenendosi alti, si incontra una zona a blocchi, a 25 m sopra il torrente. Invece di proseguire alla stessa altezza (via verso il Sifone Terminale) ci si alza, arrampicando per pochi metri, fino a raggiungere una vasta galleria fossile in forte salita. L’itinerario impone di risalire anche la galleria successiva, un P7 ed uno scivolo tra detriti, che immette in un’ampia sala. Verso NE, si prosegue attraverso uno scivolo in forte pendenza con massi in bilico, alla sommità del quale parte una forra profonda circa 10 m e lunga quasi 100 m. Dal trivio si prosegue in direzione 50° N e, dopo un tratto di 20 m superabile a carponi (forte aria), si percorre una galleria con morfologia tipicamente freatica, fino alla base di un camino di 6 m, che conduce sull’ampio terrazzo di un pozzo (vecchio limite ‘77). Risalito il pozzo (10 m) e quello successivo (8 m), un meandro in salita introduce ad un sifone di sabbia con fortissima aria. In questa zona la via non è unica: è stata esplorata infatti una diramazione che, dopo un tortuoso giro, sempre in condottini freatici, riconduce al sifonetto di sabbia, al di là del quale si entra nella regione cruciale delle Gary Hemming. La strada più immediata conduce alla finestra del pozzo Lady Fortuna (P25). Scendendo il pozzo e un successivo stretto pozzetto, si giunge alle Gallerie J. J. Rousseau della Gola del Visconte. Dal fondo del sifonetto, proseguendo diritto, una galleria conduce in una forra, sopra la partenza di un ramo laterale chiuso e dopo 110 m su sifone di fango. Le Gary Hemming furono scoperte nel 1977 e poi dimenticate a favore di altri orizzonti esplorativi, per poi essere riscoperte nel 1983, dopo la giunzione con la Gola del Visconte. L’enorme importanza delle Gary Hemming sta nel Lady Fortuna, che rappresenta il nodo per le correnti d’aria. Infatti, le zone fin qui descritte presentano una notevole circolazione d’aria verso Piaggia Bella (circolazione estiva), così come l’ingresso della Gola del Visconte si comporta da ingresso basso. Sulla base di queste considerazioni, si può quindi ipotizzare che l’aria entri da abissi alti, passi attraverso il Lady Fortuna e si divida in parte verso PB ed in parte verso la Gola del Visconte. MONTONEROS Per raggiungere il Ramo dei Montoneros, bisogna risalire i Piedi Umidi dalla confluenza, sino ad una grande curva a gomito a metà della quale arriva l’A3 (o affluente del sifone). Si prosegue in direzione W e, dopo un centinaio di metri in direzione NW si incontrano i Montoneros che proseguono nella stessa direzione, mentre i Piedi Umidi piegano bruscamente a N. Si tratta di un meandro percorso da un affluente dei Piedi Umidi, che risale con pozzetti facilmente arrampicabili, percorso da una discreta corrente d’aria, fino ad arrivare ad una caratteristica sala con soffitto piatto, impostata al contatto tra rocce impermeabili e calcari triassici. L’acqua proviene da tre punti: in destra orografica da una frattura impercorribile (acqua di B1), in sinistra orografica da una fessura forzata nel 1974 e, infine, da un camino di 12 metri. Il ramo dei Montoneros fu esplorato per tutto il suo sviluppo (260 m) e dislivello (+ 80 m dalla confluenza con i Piedi Umidi) nel 1973 dal GSP. Nel 1986, una squadra GSP immise fluoresceina nel B1 (Bebertu), a pochi metri dalla capanna Saracco-Volante, che dopo sei ore fuoriuscì nell’a monte del ruscelletto che percorre il ramo dei Montoneros. CAMMELLO Si tratta di un complesso di gallerie caratteristiche, che si sviluppa per un totale di oltre 600 m. Furono scoperte già nel 1966 dal CM. Nel 1986, furono risaliti alcuni settori: da una parte ci si fermò su pozzi ascendenti a +140 m circa dal Cammello; dall’altra si giunse alla Sala del Nodo, all’inizio delle gallerie Mistral, sopra alla Tirolese. La morfologia delle gallerie è a pieno carico, in un calcare grigio. Fighiera vi distinse due zone, una comprendente il settore tra PB ed il Cammello, l’altra costituita da un ramo ascendente (risalito poi nel 1986). Entrambi i rami sono percorsi da una debole corrente d’aria. TIROLESE - PARIS CÔTE D’AZUR La zona rappresenta il nodo gordiano del sistema, molti interrogativi passano per questo settore a partire da quanto riguarda le dimensioni e le forme presenti prima e dopo questa regione: in tutta la parte precedente di Piaggia Bella, infatti, si ritrova almeno un livello complesso di gallerie fossili, oltre al ramo attivo attuale, analogamente ai Réseaux e alle Mistral, dove sono presenti reticoli di grandi gallerie freatiche. Al di là della Paris-Côte d’Azur, esiste ormai solo più una grande forra, senza arrivi e soprattutto con una portata d’aria assai inferiore a quella che si incontra in precedenza. Gran parte della corrente d’aria, infatti, si infila nella frana del salone, per dirigersi verso i rami alti della Filologa. GALLERIE MISTRAL Le Gallerie Mistral si dipartono una quindicina di metri sopra la Tirolese, da una saletta dove risalta la scritta CM 1953. L’esplorazione di questo ramo risale al 1985, quando gli speleologi del GSP esplorarono la galleria principale e le due diramazioni a monte. Le Gallerie Mistral risalgono parallele ai Réseaux, poco più a sud, per oltre 90 m di dislivello e con uno sviluppo di circa 700 m. Dalla sala CM 1953, si entra in una forra franosa in salita, con alcuni salti da superare in arrampicata. Si procede quindi in gallerie fossili per oltre 300 m, finché si giunge ad un bivio. La prima via, in salita, prosegue lungo una grande forra, continua per una risalita tra massi, sprofonda in un grande P30 e si congiunge attraverso un meandro con il sottostante Réseau B. La seconda, dopo un meandro e qualche pozzetto, interseca anch’essa il torrente di Réseau B una trentina di metri dalla via precedente. I RÉSEAUX (RA E RB) Scoperti dai francesi del CMS all’inizio degli anni ‘70, i Réseaux sono, dopo i Piedi Umidi, il maggiore affluente di Piaggia Bella. Portano alla Tirolese le acque raccolte nella lontana zona Omega e forse anche sulle Saline. Giunti alla Tirolese, scavalcando la cascata che si immette nel torrente principale, si perviene ad una grande e ventosa galleria fossile. Dopo un centinaio di metri, la si abbandona a favore di una frattura sul lato sinistro, che porta sull’attivo. I successivi cento metri sono umidi, stretti e sferzati da una violentissima corrente d’aria. Si inizia con uno stretto passaggio sul pelo dell’acqua, per proseguire lungo un disagevole meandro con frequenti cambi di livello. Al termine, risalendo una breve cascata, si perviene ad ambienti più agevoli. La via prosegue per una frattura in salita, che porta ad una sala, dalla quale, attraverso un invisibile passaggio in arrampicata, si perviene ad un livello freatico e da qui ad un grande ambiente di frana. Alcuni dei passaggi non sono evidenti, ma l’alternativa, la via attiva, è terrificante. A un paio di strettoie tra i massi, segue un ampio meandro, da seguire con poche varianti fino al bivio, dal quale si dipartono i due rami Réseau A e Réseau B, impostati su due faglie convergenti. RA, inizialmente stretto, va allargandosi progressivamente, procedendo in forte pendenza ascendente con saltini ed arrampicate notevoli, sempre appoggiate sulla roccia impermeabile, fino a raggiungere un dislivello di +220 m e 700 m di lunghezza. Il ramo procede verso ovest, fino a portarsi oltre la cresta di Pian Ballaur. La colorazione di Omega 5 ha confermato che qui si raccolgono le acque della porzione meridionale di zona Omega. In testa a Réseau A, giunge l’abisso S2 (o Carciofo), congiunto dal GSI nel 1982 e, a quella data, ingresso alto del sistema di PB. RB procede invece semi-pianeggiante in direzione nord-ovest, per ricevere, a poche decina di metri dal bivio, poco dopo l’arrivo delle Gallerie Mistral, un sifone a polla, Réseau D, del quale non si conosce ancora la provenienza. Il successivo Réseau E, un affluente in destra orografica, riceve invece le acque dell’Abisso dei Grassi Trichechi, quindicesimo ingresso del complesso, con il quale è stato congiunto nell’estate del 2010. Continuando invece a risalire Réseau B si attraversa un chilometro e mezzo di nuovi percorsi esplorato dal GSP a partire dagli anni novanta, in un alternarsi di risalite, meandri e antiche condotte, che hanno portato Réseau B, dopo due ampi curvoni, fino al centro della zona Omega. Alcune risalite, alternate a belle gallerie appoggiate sulla roccia impermeabile, consentono di seguire il corso del torrente ma anche di evitare zone soggette a pericolosi allagamenti (l’Allagatoio). Abbandonando l’attivo, attraverso un camino facilmente arrampicabile, si perviene ad una diaclasi da percorrere in salita (gli Amanti Diabolici), cui segue una lunga regione di condotte e risalite, che termina sull’attivo con un grande P30. Il ramo si conclude dopo 15 m di meandro assai selettivo, seguito da una bella galleria appoggiata sulla roccia impermeabile e da un maestoso camino (70 m), a ormai dodici di ore di progressione dall’ingresso. Qui sono giunti gli imperiesi del GSI provenienti dall’abisso Omega 3. SALA VALLINI È la regione situata nella parte terminale di PB, caratterizzata da ambienti di frana ed alte forre parzialmente esplorate. Sul fondo della sala, attraverso una breve risalita, proprio sulla verticale del primo pozzo, ha inizio una variante che permette di evitare la sequenza di salti successivi sul torrente principale. Un passaggio nella frana, che occupa interamente una grossa frattura, porta ad un’ampia sala; qui ha inizio una complessa regione di gallerie frequentemente interrotte da sprofondamenti che riportano sul Canyon Torino e alla via classica che scorre una cinquantina di metri più in basso. Dalla medesima sala, attraverso un paio di pozzi franosi, è possibile tornare alla via normale, circa duecento metri oltre la Sala Vallini, in una regione nuovamente fossile. OLONESE VOLANTE L’Olonese Volante è l’insieme dei rami che sovrastano la parte mediana e terminale del Canyon Torino al fondo di Piaggia Bella. Dal 1958, quando fu scoperto, il Canyon Torino ha esercitato una fortissima attrazione per le prospettive di esplorazione che prometteva a chi fosse riuscito a superarlo. Solo nel 1979, alcuni speleologi risalirono il Canyon finale a monte, utilizzando la spaccatura dell’affluente dell’Ultima Spiaggia. Alla sommità delle risalite esplorarono i complessi rami fossili, che si sviluppano a monte fin verso le Cascate Capello, mentre a valle portano alla base di un grande pozzo ascendente (Li Po). Nell’autunno ’85, vennero riprese le risalite del Li Po, fino a raggiungere, quasi duecento metri più in alto del sifone, le gallerie delle Porte di Ferro. Due le vie di salita all’Olonese Volante: la prima arrampicata parte nel punto dove la forra dell’affluente dell’Ultima Spiaggia diviene stretta e fangosa. La risalita - una trentina di metri - conduce in ambienti che da una parte riportano sul Canyon Torino e dall’altra in un meandro che sprofonda in un pozzo mai disceso, in fondo al quale però rombano le Cascate Capello. La seconda parte con una serie di condottine fossili, a tratti molto strette, che permettono di raggiungere una galleria (+60 m) subparallela a quella del sifone e, da questa, una specie di cresta: a sinistra uno scivolo inclinato riporta sul Canyon Torino, con grandi depositi di fango deidratato, mentre a destra un pozzo (P65) precipita in vuoto direttamente nella sala dell’Ultima Spiaggia. Alla sua sommità si prosegue lungo la cresta di separazione tra i due canyon, fino ad una sala. Risalendo un pozzetto, si può continuare a seguire la direzione della frattura principale (N 220°) per un’ottantina di metri; si attraversano prima vari ambienti altissimi e poi un tratto di meandro, fino alla base del pozzo Li Po. Il Li Po, con le sue insidiose pareti fangose, si articola in due tiri principali: il primo (P30), largo ed esposto, fu risalito nel 1979, fino ad un tratto in traverso dove una galleria retroverte verso nord; il secondo (P29), scalato nell’85, sale in una diaclasi via via più stretta, sbucando dal pavimento in una sala. Da qui si prosegue arrampicando su un ulteriore saltino e poi, percorrendo una ripida galleria con varie biforcazioni, fino ad un ampio ambiente di crollo, dove si conclude l’Olonese Volante (+170 m): è l’inizio delle gallerie denominate Porte di Ferro, esattamente alla base del P80 con cui l’Arma delle Mastrelle si collega a Piaggia Bella. TERRA TRA I DUE LAGHI Il sifone terminale di PB fu raggiunto nel 1958 durante la spedizione torinese che portò la profondità del sistema a -689 m. Da allora numerosi furono i tentativi di superarlo. Nel 1980 Fred Vergier, noto speleosub francese dello SC Lou Darboun, vi si immerse in solitaria. Riuscì a superare il primo sifone, che si rivelò lungo 130 m e profondo 15 m e riemerse in un’ampia forra simile al Canyon Torino, con un affluente sulla sinistra. Vi progredì per oltre un centinaio di metri, fino a incontrare un secondo sifone. Vi si immerse ancora per una lunghezza di 90 m, fino ad una profondità di -40 m, dove si arrestò davanti alla galleria che continuava a scendere nel buio. La zona oltre il sifone, denominata Terra Tra i Due Laghi, fu raggiunta dall’alto nell’inverno 1985-86, attraverso il ramo delle Porte di Ferro. LE PORTE DI FERRO Alla base del P80 disceso per la prima volta dal GSI nell’86, partono numerose vie: - Un meandro che, dopo qualche salto arrampicabile, precipita nel Li Po - Un secondo meandro, più piccolo, sempre diretto verso il Li Po - Una grande galleria in frana verso l’a monte che si spegne contro l’ennesimo pozzo ascendente; di qui un ringiovanimento permette di raggiungere nuovamente le risalite sottostanti - Una condotta freatica alta un paio di metri, percorsa inizialmente da una debole corrente d’aria, dove iniziano le Porte di Ferro propriamente dette. La condotta continua rettilinea per alcune centinaia di metri a volte approfondendosi a formare un meandro, a volte allargandosi in sale concrezionate, fino ad immergersi attraverso ringiovanimenti e passaggi in arrampicata in un sottostante largo meandro, posto una ventina di metri più in basso. Nel dicembre dell’85, da questo sinuoso percorso, un altro approfondimento portò gli speleologi, attraverso una sequenza di pozzi (P38, P27, P25) e brevi meandri, al centro di una nuova grande galleria percorsa dal torrente di PB, oltrepassando così il primo sifone. Ignorando il ramo verticale, 150 m più in alto, si prosegue nel meandro per poche decine di metri, per terminare in una sala allungata, con abbondanti stillicidi. Qui terminarono le esplorazioni dell’85 condotte dall’ingresso del Pas, che ripresero solo quando l’Arma delle Mastrelle divenne l’undicesimo ingresso del complesso di PB. Inizia ora il Peu de Feu, faticosa sequenza di pozze fangose, stretti cunicoli e brusche svolte, lunga una cinquantina di metri. L’apertura di questo passaggio, all’inizio dell’86, richiese un laborioso scavo che un paio di mesi dopo portò alle Gallerie Re Mida, rami fossili che si dirigono verso il limite estremo della cavità. Una breve condotta si trasforma in un bel meandro, subito interrotto da un pozzo da 130 m, che termina direttamente in un lago. Dopo averlo attraversato, ha inizio una comoda galleria che, dopo poco, svolta bruscamente sprofondando in una serie di brevi pozzi. Questi portano nell’altra frattura parallela, quella che poco distante dà origine alla Filologa. Tornando indietro nella frattura,si arriva in breve al Lisergic Emanation, un grande camino risalito alternativamente dai torinesi del GSP e dai Nizzardi del CMS per oltre 140 m. A metà circa di questa salita, si incontra la galleria proveniente dalla Filologa, percorsa a partire dalla sommità del Pozzo Wang Wei. Tornati alla via principale, sempre sulla stessa frattura ma dalla parte opposta, si prosegue lungo un alternarsi di meandri e gallerie, fino ad arrivare ad una stretta forra percorribile sia sul fondo, sia a una decina di metri di altezza. Al termine, una serie di traversi porta ad un’ampia galleria e a una grossa frana generata dal crollo del sovrastante Ramo delle Aragoniti. Penetrando nella frana si incontra una complessa zona freatica, in cui si incrociano varie condotte: una di queste porta al Pentivio. Qui compare un torrente, che si perde, pochi metri dopo, in passaggi intransitabili. Percorrendo la condotta si giunge ad un pozzo ascendente da cui proviene tutta l’acqua: risalendolo per 70 m (in fase di esplorazione, luglio 1990) si intercetta un reticolo fossile di gallerie freatiche. Al medesimo pozzo arrivano anche altri passaggi, che si aprono nella zona del Pentivio, ad altezze differenti. Uno solo di questi, uno stretto laminatoio sulla destra, si dirige in una grossa condotta. Questa, parzialmente occupata da colate di concrezione, dopo un centinaio di metri incontra una frana (disostruita) e una successiva fessura (anch’essa allargata) e consente l’accesso alle ultime regioni dell’abisso. Ampi saliscendi freatici estremamente bagnati e scivolosi si susseguono, fino ad incontrare un livello di condotte più grandi ma quasi totalmente occupate da riempimenti di fango (Gallerie Cheschifo). La successiva verticale porta ad un ultimo piano di gallerie e sale di frana, in cui l’unica speranza di prosecuzione è data da una grande condotta, quasi totalmente occupata da fango, da cui filtra però una certa corrente d’aria. Il lavoro di disostruzione che si prevede, lungo e complesso, è comunque una possibilità lungo la via che conduce a Labassa. (tratto da: Atlante delle aree carsiche piemontesi - Volume 2 (2010)
Caves nearby
Distance (km) | Name | Length (m) | Depth (m) |
---|---|---|---|
0.0 | Piaggia Bella (Grotta di) | 35500 | 961 |
0.1 | Buco delle Radio | 0 | |
0.2 | B-1 di Piaggia Bella | 7 | 7 |
0.3 | B-15 di Piaggia Bella, Q261 | 35 | 31 |
0.3 | Caverna B-13 di Piaggia Bella | 26 | 15 |
0.3 | Caverna B-13 di Piaggia Bella | 26 | 15 |
0.3 | Fessura B-2 di Piaggia Bella | 10 | 2 |
0.3 | Fessura B-2 di Piaggia Bella | 10 | 2 |
0.3 | Pozzo B-14 di Piaggia Bella | 11 | 11 |